Il grande incendio di Copenaghen del 1728

 In grandi incendi, Primo piano

Chi oggi visita la capitale danese potrà vederne solo poche tracce, ma fino al ‘700 il centro storico della città aveva una struttura ed edifici risalenti al Medioevo. Quasi tutto andò distrutto con l’incendio di Copenaghen del 1728.

Breve storia di Copenaghen

Vista dall'alto della città di Copenaghen

Fondata nel X secolo dai pescatori vichinghi, Copenaghen diventò presto un importante centro di commercio del pesce (sopratutto aringhe). Si porta dietro le sue origini fin nel nome: questo deriva infatti dal danese Køpmannæhafn, che significa appunto “Porto dei Mercanti”.
Nel ‘400 diventò capitale della Danimarca e cominciò a espandersi a livello urbanistico, economico e culturale (dal 1479 ospita una delle più antiche università d’Europa). Nel ‘600 era già uno dei centri più importanti dell’area settentrionale del continente.
Un’epidemia di peste e una serie di catastrofi, tuttavia, la trasformarono completamente a partire dal secolo successivo, traghettandola verso quella che viene chiamata la “età dell’oro danese”, nell’800.

All’epoca del grande incendio del 1728, la città era molto diversa da come la conosciamo oggi. Si trattava infatti di una vera e propria fortezza, abitata da poche decine di migliaia di persone, che vivevano perlopiù in edifici tipicamente medievali, con strutture in legno. Racchiusa da mura e percorsa da canali, aveva strade molto strette, e per entrare e uscire c’erano solo quattro porte.

Le cause del grande incendio di Copenaghen

La fiamma di una candela accesa nel buio

La sera del 20 ottobre 1728, un mercoledì, era stata particolarmente calda per gli standard climatici locali. Un’estate più rovente e secca del solito, infatti, si era protratta fino all’autunno inoltrato.
Fu intorno alle 19,30 che, in un edificio nei pressi della porta ovest di Copenaghen, scoppiò un incendio. La casa, di proprietà di una vedova, ospitava diversi inquilini: tra questi c’era la famiglia di Peder Rasmussen, che dirigeva un ristorante in città.
Dal racconto fatto in seguito da Rasmussen e da sua moglie Anne, il responsabile del rogo era il loro figlio di sette anni, che aveva accidentalmente rovesciato una candela. In realtà non è certo che che il colpevole sia stato effettivamente il bambino, e si crede che i genitori, forse disattenti nel maneggiare le candele, abbiano addossato a lui il misfatto perché sapevano che non sarebbe stato perseguito.

Tre notti d’inferno

Vista dalla strada di tre antichi edifici a schiera nel centro di Copenaghen, con struttura in legno e pietra

Comunque sia andata davvero, le fiamme, sospinte dal forte vento e alimentate dalle strutture in legno delle abitazioni, molto vicine le une alle altre, si diffusero rapidamente. L’allarme fu dato repentinamente, ma, nonostante l’arrivo tempestivo dei soccorsi, ci fu poco da fare. Le tecnologie antincendio dell’epoca erano ancora rudimentali per roghi di quella vastità, e le strade troppo strette e affollate per far passare le pompe. Inoltre, in zona, l’acqua scarseggiava poiché le forniture erano state precedentemente interrotte per alcuni lavori. A questo andò ad aggiungersi la decisione del comandante della guarnigione militare di chiudere tutte e quattro le porte cittadine per evitare la fuga dei ragazzi chiamati alla leva obbligatoria, di fatto impedendo di andare a fare approvvigionamento d’acqua dai canali fuori città.
In pratica, la “tempesta perfetta”.

In poche ore le fiamme divamparono su interi isolati e proseguirono fino al mattino seguente. Per tentare di frenare l’incendio, fu dato l’ordine di demolire gli edifici già a fuoco, usando anche la polvere da sparo. Le cose, però, non andarono come previsto e le esplosioni uccisero diverse persone, contribuendo ad allargare ulteriormente il rogo. Questo proseguì per le intere giornate di giovedì e venerdì. Solo il mattino del sabato, 23 ottobre, si riuscì finalmente a bloccare la catastrofe («per intervento divino» si disse).

Le conseguenze dell’incendio

Vista dall'esterno di castello di Rosenborg, a Copenaghen

Le fiamme distrussero oltre 1.600 edifici, quasi un terzo dell’intera città (tra cui metà dell’area medievale) e circa il 20% della popolazione (15.000 persone) rimase senza casa. Neanche il municipio fu risparmiato.
Il numero di morti e feriti è tuttora sconosciuto. A livello culturale, invece, le perdite sono ben note: l’antica università perse circa 35.000 libri, tra cui prime edizioni e opere molto preziose, oltre a moltissimi documenti storici. Altre migliaia di volumi, strumenti e quadri delle collezioni private e dei musei cittadini andarono in cenere.

La ricostruzione che seguì coinvolse gran parte della città e durò fino al 1737. Il piano era di allargare le strade e privilegiare gli edifici in pietra piuttosto che quelli in legno, ma per mancanza di risorse il progetto non fu effettivamente portato a termine. Furono però erette molte caserme di pompieri (le ildebrandshuse, alcune delle quali ancora in piedi).
Quello del 1728 è ancora oggi ricordato come il più grande incendio che sconvolse Copenaghen, ma nei decenni successivi se ne verificarono altri, anche questi piuttosto vasti: uno nel 1795, che andò a ridisegnare la città in forma più moderna, e uno nel 1807.

Un gruppo di ragazze e ragazzi attorno a un falò, la sera all'aperto, mettono i marshmallow sul fuoco con degli spiediL'esterno di Villa Bellavista, a Borgo a Buggiano (PT), con l'edificio storico e un elicottero dei Vigili del Fuoco davanti