Il Grande Incendio di Edimburgo

 In grandi incendi, Primo piano

Firewall racconta i grandi incendi della storia: tragedie che hanno portato morte e distruzione, generate da eventi naturali, dal caso o dall’intervento umano. Nel 1824 quello che sarebbe poi stato ribattezzato Il Grande Incendio di Edimburgo distrusse una vasta area della Città Vecchia, trasformando in cenere decine di case e uccidendo e ferendo molte persone. Fu anche un evento fondamentale per la riorganizzazione e la modernizzazione dei pompieri in tutto il Regno Unito.

Il grande incendio

Antica insegna della Old Assembly Close, uno stretto vicolo nella Old Town di Edimburgo

Era la sera del 15 novembre 1824, un lunedì. Intorno alle 22,00 in un laboratorio di incisione e tipografia cominciarono a sprigionarsi delle fiamme, probabilmente a causa delle braci del camino lasciate incustodite.
La tipografia era situata nella Old Assembly Close, uno stretto vicolo appena fuori High Street, una delle più importanti vie della città, nella cosiddetta Old Town, cioè la Città Vecchia, situata su di un promontorio roccioso che in realtà è un antico vulcano spento.

Per via delle ridotte dimensioni della stradina, il fuoco si propagò velocemente agli edifici attigui per poi raggiungere i tetti. Le fiamme divamparono anche per colpa anche delle braci trasportate dal vento, che finirono sulle case popolari poco lontane.
L’incendio continuò ad ardere anche nei giorni successivi. Il 16 novembre il rogo interessò anche il Tron Kirk, una delle principali chiese della città. La campana in piombo iniziò addirittura a fondersi per il troppo calore. La zona era impraticabile anche per i pompieri.

Il 19 novembre finalmente l’incendio iniziò a ridursi grazie a un forte acquazzone che fermò la corsa delle fiamme. Solo il 21 novembre, tuttavia, si riuscirono a spegnere tutti i roghi rimasti fino a quel momento attivi.
Il bilancio della tragedia riportò circa 400 le case distrutte, che lasciarono senza un sistemazione tra le 400 e le 500 famiglie. Morirono 13 persone, tra cui due pompieri, e i feriti furono moltissimi.

L’intervento dei pompieri durante il Grande Incendio di Edimburgo

La cattedrale di St Giles, a Edimburgo

La squadra dei vigili del fuoco volontari di Edimburgo (chiamati “i pionieri”) era stata creata appena due mesi prima del Grande Incendio. A capo c’era James Braidwood, un ragazzo di poco più di vent’anni con una formazione da geometra.
La notte del 15 novembre i pompieri intervennero subito ma il fuoco apparve immediatamente difficile da domare, soprattutto perché le forniture d’acqua per le pompe erano scarse e il flusso intermittente.
I volontari concentrarono le loro forze nel cercare di arginare le fiamme per salvare la Parliament Hall (cioè la camera del parlamento), la zona dei tribunali e la cattedrale di St Giles, anche se quest’ultima rimase gravemente danneggiata.

Il giornalista del quotidiano Edinburgh Courant descrisse con una certa poeticità l’intervento dei pompieri: «Il fuoco si è propagato senza resistenza… la scena era ora terribilmente grandiosa; e se avessimo potuto spogliarci dei pensieri delle perdite, delle avversità e della rovina che accompagnavano l’avanzare della conflagrazione, non avremmo potuto assistere a una scena di più sublime godimento. L’intero orizzonte era completamente avviluppato da una feroce fiamma. Che costernazione, che audacia, che suspense, che paura albergava sui volti dei vigili del fuoco, perfettamente illuminati da esprimere le loro diverse emozioni quanto più vividamente brillavano i loro volti scuri da sotto i berretti, e l’elemento stesso con cui si sforzavano di spegnere l’incendio sembrava esso stesso un flusso di fuoco liquido. Lo sferragliare degli zoccoli dei cavalli e la luce riflessa dalle spade dei loro cavalieri aggiungevano a tutta la scena una specie di terrore marziale. […] La County Hall a un certo punto sembrava un palazzo di luce; e il venerabile campanile di St Giles s’alzava fra le fulgide fiamme come uno spettro destato per contemplare la caduta e la rovina della devota città».

Di chi fu la colpa della scarsa efficacia dell’intervento?

Statua di Adam Smith sulla Royal Mile, a Edimburgo. Sullo sfondo di vede la Cattedrale di St Giles

Nonostante tutti gli sforzi, l’incendio distrusse parte della Città Vecchia. Il consiglio della città avviò un’inchiesta sull’operato dei vigili del fuoco e sul lavoro di James Braidwood.
L’inchiesta chiarì che si era creata confusione tra gli ordini impartiti dai funzionari pubblici e i pompieri. Ciò aveva creato scompiglio e rallentato — se non ostacolato — lo spegnimento dell’incendio.
Da quel momento venne stabilita una nuova regola secondo la quale solo il Capo dei Vigili del Fuoco della città avrebbe avuto il totale controllo sulle operazioni di spegnimento e messa in sicurezza durante un’emergenza.

Come James Braidwood rivoluzionò l’organizzazione dei vigili del fuoco dopo il Grande Incendio di Edimburgo

Statua di Jamed Braidwood, a Edimburgo

A seguito degli enormi danni che l’incendio arrecò alla città e alla popolazione, si decise di investire in un corpo regolare dei Vigili del Fuoco, e non semplicemente su dei volontari. Il consiglio cittadino nominò il già citato James Braidwood a capo del Corpo.
Pur molto giovane, egli operò una vera e propria “rivoluzione”, che non rimase confinata a Edimburgo e in Scozia.

Avendo una formazione da geometra, Braidwood possedeva una grande conoscenza dei materiali e delle tecniche di costruzione degli edifici. Questo gli permise di attuare strategie vincenti durante le emergenze.
Per prima cosa reclutò nel Corpo degli artigiani con una certa esperienza: si trattava di carpentieri, muratori e idraulici. Grazie alle loro competenze questi potevano dispensare consigli e offrire la loro consulenza durante un incendio. Per i lavori pesanti — come il trasporto di materiali, scale e funi — ingaggiò dei marinai esperti.

I suoi metodi originali e pratici contribuirono enormemente allo sviluppo del moderno sistema antincendio, grazie anche a tattiche applicate ancora oggi. Braidwood scrisse inoltre un manuale, pubblicato nel 1930. Si intitola Construction Of Fire-Engines And Apparatus, The Training Of Firemen And Method Of Proceeding In Cases Of Fire e fu adottato in tutto il Regno Unito.
Oltre all’addestramento dei pompieri e alle strategie per combattere gli incendi, il libro spiegava anche come costruire ed equipaggiare i veicoli antincendio.

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