L’incendio alla Flakturm Friedrichshain che distrusse centinaia di opere d’arte

 In grandi incendi

Nel 1945, durante le fasi finali della Seconda guerra mondiale, un rogo distrusse una torre di difesa antiaerea di Berlino. Dentro c’erano centinaia di opere d’arte, ammassate lì dopo essere state evacuate dai musei. Le fiamme, di origine ignota, mandarono in cenere un patrimonio inestimabile di quadri e sculture, tanto che l’incendio alla Flakturm Friedrichshain viene spesso definito come “il più grande disastro artistico della storia moderna”.

Le torri di difesa antiaerea

Una delle torri di difesa antiaerea costruite dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale, in questo caso si tratta di una di quelle di Amburgo, in Germania

Una delle Flakturm di Amburgo, ancora in piedi, simile alla Flakturm Friedrichshain andata in fiamme

Nel pieno della Seconda guerra mondiale, quando le incursioni dei bombardieri delle forze alleate iniziarono a farsi più frequenti ed efficaci sul territorio controllato dai nazisti, Hitler ordinò la costruzione di alcune torri di difesa antiaerea a protezione di diverse città: le Flaktürme.
Tra il 1942 e il 1943 ne edificarono otto: tre a Berlino (ultimate in tempo record, appena 6 mesi), due ad Amburgo e tre a Vienna.

Si trattava di enormi strutture in cemento e acciaio, che potevano arrivare fino a 50 metri di altezza e con mura spesse addirittura 3,5 metri. Il loro scopo era di avvistare gli aerei nemici e abbatterli. Erano infatti armate con mitragliatrici di grosso calibro e cannoni (i cosiddetti Flak, contrazione del tedesco Flugabwehrkanone, cioè, appunto, “cannone antiaereo”). Avevano però anche il compito di proteggere la popolazione, e ospitavano rifugi antiaerei e depositi. Questi ultimi furono usati, in alcuni casi, per proteggere beni preziosi dalle bombe.

Il salvataggio delle opere d’arte

Delle casse numerate con all'interno dei beni preziosi, conservate nei depositi di un museo

Già un anno prima dell’inizio della guerra, parte del patrimonio artistico tedesco venne trasferito dai musei in luoghi più sicuri, come i sotterranei delle banche e i bunker delle zecche di stato. Tra queste opere c’erano anche quelle trafugate dal regime nazista fin dal 1933 (si stima che fino al ’45 i nazisti abbiano sottratto a musei, gallerie, chiese e privati qualcosa come 600 mila pezzi, 100 mila dei quali non sono mai stati ritrovati).
Nel 1941, quando il conflitto iniziò a intensificarsi anche nei territori controllati dal regime, una porzione di quel tesoro fu trasportato nelle Flaktürme.
In quella costruita nello Zoo di Berlino, ad esempio, venne messo al sicuro l’Altare di Pergamo, che per fortuna riuscì a restare intatto e oggi si può ammirare presso il Pergamonmuseum di Berlino.

Le cose non andarono altrettanto bene per i quadri e le sculture depositate presso la Flakturm Friedriehshain, nell’omonimo quartiere situato poco fuori dal centro di Berlino, nella parte orientale della città.

L’incendio alla Flakturm Friedrichshain

Numerosi quadri accatastati in alcuni scaffali nel deposito di una galleria o di un museo

Il 2 maggio del 1945, quando Berlino venne liberata dalle truppe sovietiche, la Flakturm Friedriehshain appariva ancora intatta. Preoccupati per le opere lì conservate, i dirigenti dei musei berlinesi pensarono quindi di contattare le autorità russe supplicandole di proteggere la struttura dalle razzie. Quando qualche giorno dopo, il 7 maggio, andarono a visitare l’edificio, lo trovarono però in fiamme.

A giudicare dai danni, l’incendio andava avanti probabilmente da almeno un paio di giorni, e alla fine il bilancio fu drammatico. I roghi si protrassero per più di una settimana. Quando le fiamme finalmente si estinsero, si potè fare la stima delle perdite. Andarono in cenere oltre 400 dipinti: quadri di Caravaggio, del Veronese, del Ghirlandaio, di Goya, di Rubens e di van Dyck. E più di 300 sculture, comprese alcune di Donatello. Ben 158 i capolavori italiani distrutti.

Le cause della tragedia non sono mai state accertate. Alcuni studiosi optano per l’ipotesi di un incendio accidentale. Altri sostengono sia stato doloso. E c’è chi punta il dito contro i sovietici, responsabili, forse, del trafugamento di numerose opere — le fiamme avrebbero avuto lo scopo di coprire le tracce del furto.
In qualunque modo sia andata, molti capolavori, patrimonio dell’umanità intera, non esistono più.

Dopo la guerra

Vista dall'alto di parte del Volkspark Friedrichshain di Berlino

Vista dall’alto di parte del Volkspark Friedrichshain di Berlino

Nel maggio del 1946 le forze sovietiche tentarono di demolire l’intera struttura con l’esplosivo, ma invano. I resti della Flakturm Friedrichshain sono ancora oggi visibili e formano due colline nel parco più antico di Berlino, il Volkspark Friedrichshain.
Le Flaktürme rimaste ancora in piedi, invece, sono state convertite ad altri usi, tra cui ristoranti, locali, hotel (ad Amburgo), un acquario (a Vienna) e — di nuovo — un deposito per opere d’arte (sempre a Vienna).

Tale enorme perdita — la prima di questa entità nel ‘900 — diventò anche un simbolo della fragilità del patrimonio artistico. In tempo di guerra, niente e nessuno è davvero al sicuro. Lo stiamo vedendo anche in questi mesi in Ucraina dove, a causa dell’aggressione russa, sono innumerevoli le opere artistiche in pericolo e parte di esse sono già andate distrutte o depredate.

Dettaglio di un'incisione dell'epoca mostra il disperato tentativo dei pompieri di salvare la Old South Church durante l'incendio di Boston del 1872Un'incisione del '700 in cui è rappresentato il terremoto con lo tsunami e gli incendi di Lisbona del 1755