L’incendio di Smirne

 In grandi incendi

Firewall racconta i grandi incendi della storia: tragedie che hanno portato lutti e distruzione, generate da eventi naturali, dal caso o dall’intervento umano. L’incendio di Smirne del 1922 fu un atto di pulizia etnica compiuto dall’esercito turco contro la popolazione cristiana della città, che ai tempi era sotto l’amministrazione greca.

SMIRNE

Smirne, in turco Izmir, è una città portuale della Turchia in Anatolia, che si affaccia sull’omonimo golfo nel mar Egeo. Il primo insediamento umano risale al III millennio avanti cristo. Già nel VIII secolo avanti cristo, sotto il controllo di Mileto, Smirne diventa una ricca città commercial. Distrutta dai persiani e rifondata nel 333 avanti Cristo da Alessandro Magno, nel 133 avanti Cristo passa sotto i romani. Il suo sviluppo si ferma sotto l’Impero bizantino a favore della vicina Efeso. Riacquista centralità a partire dal Medioevo, prima sotto gli imperatori macedoni, poi sotto i genovesi, finché non viene conquistata dai turchi ottomani, che la rendono uno scalo commerciale nevralgico lungo le rotte tra Asia e Mediterraneo. Su modello della società ottomana, a fine Ottocento Smirne diventa una città cosmopolita con una popolazione multietnica, multiconfessionale e poliglotta.

 

L’INCENDIO DI SMIRNE

Dopo la sconfitta ottomana nella Prima guerra mondiale, il trattato di Sèvres del 1920 assegnò l’amministrazione di Smirne alla Grecia, che mirava a espandersi fino all’Asia minore. Con la sconfitta a Dumlupınar, la Grecia perdette però anche Smirne, che il 9 settembre 1922 venne rioccupata dall’esercito turco repubblicano comandato da Nureddin Pascià. Allora la città contava 370mila abitanti di varie culture: 165mila erano greci, 80mila turchi, 55mila ebrei, 40mila armeni.

Nonostante gli ordini contrari del generale Mustafa Kemal Ataturk, Nureddin procedette con il suo piano di sterminio contro la popolazione cristiana. Nella mattina del 13 settembre 1922, un catastrofico incendio distrusse gran parte della città vecchia con i quartieri greco, armeno e quello degli europei. Le vittime furono almeno 30mila tra i morti nelle fiamme, i massacrati dall’esercito e gli annegati che cercavano la salvezza in mare. Duecentocinquantamila cristiani riuscirono a fuggire: la maggior parte si rifugiò in Grecia.