Storia della manichetta antincendio

 In firefighter, Primo piano

Il principale modo per estinguere gli incendi con l’acqua è stato per molti secoli l’uso di semplici secchi. Un sistema sicuramente poco pratico ed efficace quando le fiamme e l’area interessata cominciano a diventare difficili da gestire. La lotta contro il fuoco cambiò decisamente passo grazie a due invenzioni: la pompa e la manichetta antincendio. Quest’ultima ha una storia interessante, perché a svilupparla fu un artista-inventore olandese, un personaggio dai mille talenti, quasi “leonardesco”.

Jan van der Heyden e l’invenzione della manichetta antincendio

Un incisione di Jan van der Heyden

Vissuto nei Paesi Bassi tra il 1637 e il 1712, Jan van der Heyden è conosciuto soprattutto per la sua attività artistica. Fu uno tra i primi pittori “vedutisti”, e sicuramente uno dei più importanti della sua epoca. Ritrasse Amsterdam e i suoi palazzi in molti quadri. Oltre che con la pittura, van der Heyden si dilettava anche con l’arte del vetro, con l’incisione e con la stampa. Fu inoltre ingegnere e inventore. Tra le sue opere c’è il sistema di pubblica illuminazione di Amsterdam. Il suo progetto, che risale alla fine del ‘600, rimase operativo addirittura fino al 1840 e venne preso a modello da molte altre città, in Olanda e all’estero.

Ma il più grande contributo dell’artista si ebbe soprattutto nel campo della lotta agli incendi. Van der Heyden, insieme al fratello Nicolaes, modificò la pompa manuale e riorganizzò il corpo dei Vigili del Fuoco, scrivendo anche il primo manuale antincendio, pieno di illustrazioni.
Creò inoltre la manichetta antincendio, cucendo insieme numerose strisce di pelle.

L’evoluzione della manichetta antincendio

Una manichetta antincendio bianca arrotolata su se stessa

Negli Stati Uniti la manichetta fu introdotta nel 1794, inizialmente a Filadelfia. Veniva utilizzato il cosiddetto “tubo olandese”, quello inventato da van der Heyden, ma tendeva a rompersi per la troppa pressione. Le cuciture vennero quindi sostituite con rivetti di rame e rondelle.
Nel 1890 si smise di usare la pelle e si passò ai filati di lino intrecciato che — a differenza del cuoio — permettevano al tubo di essere flessibile. Le fibre di lino, inoltre, gonfiandosi a contatto con l’acqua, diventando di fatto impermeabili. Ma c’era un problema: il lino si deteriorava facilmente e le manichette dovevano essere sostituite spesso.

Dal lino si passò quindi alla gomma. Nel frattempo, infatti, Charles Goodyear aveva inventato il processo di vulcanizzazione.
La gomma venne utilizzata anche nel tubo multistrato, fatto di gomma vulcanizzata all’esterno e di un rinforzo in tessuto all’interno. Pur essendo molto resistenti e in grado di sopportare alte pressioni, tuttavia, queste manichette erano molto pesanti e rigide.

La manichetta antincendio al giorno d’oggi

Due Vigili del Fuoco accanto a un'autopompa dalla quale fuoriesce una manichetta con due raccordi

Alle fibre e alle gomme naturali attualmente si preferiscono i materiali sintetici. Questi offrono maggior resistenza ma anche più leggerezza, oltre a un’elevata protezione dagli agenti naturali (temperatura, radiazioni UV e muffe) e artificiali (sostanze chimiche), e dalle sollecitazioni meccaniche come urti, abrasioni e graffi.
Come filati si adoperano il poliestere e il nylon.

I corpi antincendio usano generalmente diversi tipi di manichette, che possono essere raggruppati in due grandi “famiglie”:

  • i tubi prementi (o di mandata): ce ne sono di vari diametri, per adattarsi ai diversi usi. I più utilizzati sono:
    • tra i 19 e i 25mm: i più leggeri, adatti per piccoli incendi e per le zone in cui bisogna muoversi rapidamente;
    • tra i 25 e i 38mm: sono quelli pensati per gli incendi boschivi, quando bisogna avventurarsi su terreni accidentati e spesso in pendenza, e dove le normali manichette sarebbero troppo pesanti da portare;
    • da 45mm: sono le manichette solitamente utilizzate sugli idranti a parete e sulle lance a bassa potenza;
    • da 70mm: sono quelle pensate per le lance a grande potenza, per pompe antincendio e per portare l’acqua dagli idranti sopra e sottosuolo fino all’autopompa;
  • i tubi di aspirazione: servono appunto ad aspirare l’acqua. Si usano negli stagni, nei fiumi e nei locali allagati. Sono semirigidi e rinforzati.

Di solito devono essere due persone, se non di più, a sostenere una manichetta antincendio perché la pressione dell’acqua è talmente potente da far perdere l’equilibrio.
Per rendere più facile lo stoccaggio, le manichette — quando non in uso — sono piatte. In questo modo possono essere arrotolate o ripiegate su se stesse a fisarmonica. Questo serve sia per occupare meno spazio sia per evitare di ritrovarle intrecciate nel momento in cui se ne ha bisogno.
Gli attacchi di collegamento, tra manichette o con gli idranti e le autopompe, possono essere di diversi tipi. A livello internazionale non esiste un vero e proprio standard.

Quattro Vigili del Fuoco altamente equipaggiati sostengono e usano una manichetta provando a domare con l'acqua un grande incendio

Una stereografia dei primi del '900 mostra le rovine di San Francisco dopo il terremotoFrammenti di amianto insieme a una mascherina e a degli occhiali protettivi