Il Camp Fire: il più devastante incendio della storia della California

 In grandi incendi

Per via della sua posizione e del clima, la California è da sempre vittima di grandi incendi boschivi durante la stagione calda. Negli ultimi anni, i cambiamenti climatici hanno ulteriormente aggravato la situazione. L’anno peggiore in assoluto, in termini di territorio andato in fiamme, è stato il 2020, con oltre un milione e 700 mila ettari. Ma il singolo e più devastante incendio californiano risale al 2018 ed è il cosiddetto Camp Fire, che ha causato la morte di ben 85 persone, la distruzione di poco meno di 18 mila edifici e la quasi totale scomparsa di un paio di centri urbani.

Le cause dell’incendio

Alberi e auto dopo l'incendio di Camp Fire del 2018 a Paradise, California

La zona di Paradise dopo l’incendio

La contea di Butte si trova nell’area centro-settentrionale della California, a nord di Sacramento, la capitale dello stato. È situata nella vasta pianura chiamata California Central Valley, che nell’area in questione è caratterizzata da un clima simile a quello dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, con estati molto calde e secche.

Nel 2018 la zona ebbe una primavera piuttosto umida, che favorì la crescita di un importante sottobosco erboso. Un’estate e un autunno assai caldi e aridi resero quel sottobosco una vera e propria “polveriera”, ancora più pericolosa per via dei forti venti che solitamente soffiano in quei luoghi.
I primi giorni di novembre, per via dell’alto rischio di incendio, la società elettrica comunicò alla popolazione locale la possibilità di interruzione del servizio proprio per evitare incidenti. L’8 novembre, tuttavia, le linee di trasmissione erano completamente funzionanti.

Un inferno in paradiso

Il cielo rosso a causa di fumo e fiamme nelle zone del Camp Fire

Il mattino di quel 8 settembre 2018, intorno alle 6.30, alcuni operai della società elettrica avvistarono e segnalarono un incendio nei pressi della diga di Poe. A causa di un malfunzionamento della linea, si era innescato un rogo, sul quale soffiavano venti a oltre 40 km/h.
In pochi minuti, le fiamme arrivarono a interessare oltre 4 ettari.

Il primo ad arrivare sul posto fu Matt McKenzie, capitano del Dipartimento forestale e anti-incendi della California. McKenzie si rese immediatamente conto dell’impossibilità di andare a contrastare direttamente le fiamme, non essendoci vie d’acceso per i mezzi. Fino al pomeriggio non si potè nemmeno usare gli elicotteri per via del forte vento.
Comunicando via radio con la base e i suoi colleghi, avvertì subito del rischio che quel rogo potesse trasformarsi in una catastrofe. Ordinò quindi l’evacuazione del più vicino centro abitato, un paesino di nome Pulga, e allertò quanti più mezzi possibile.

Nel frattempo, in altri due centri abitati, Concow e Paradise (c’è un’amara ironia nel chiamarsi “paradiso” mentre un inferno di fiamme si avvicina), cominciò a diffondersi il panico, ma le autorità garantirono che lì non c’erano rischi.
Spinto dai venti, però, l’incendio correva più veloce di quanto preventivato, e l’evacuazione delle altre zone abitate arrivò solo quando le fiamme erano già lì. Per via della fretta, a quel punto i pompieri non tentarono nemmeno di frenare l’avanzata del rogo, sforzandosi invece di portar via vive quante più persone possibili.
Non tutti riuscirono a scappare in tempo, e alcuni preferirono restare nelle loro abitazioni, pensando che il fuoco non le avrebbe raggiunte.

Il Camp Fire: 17 giorni di fiamme

Vista da satellite del fumo provocato dal Camp Fire del 2018, in California

Vista da satellite della California, con il fumo provocato dal Camp Fire nel novembre del 2018

Quando, quello stesso pomeriggio, gli elicotteri e gli arei riuscirono finalmente ad alzarsi in volo, c’erano già le prime vittime, e le fiamme avevano ridotto in cenere migliaia di ettari di territorio, centri abitati compresi. Fu quella che viene chiamata tempesta di fuoco.
Il Camp Fire, come venne battezzato, andò avanti per ben 17 giorni. All’apice della sua potenza, arrivò a consumare più di 10 mila ettari al giorno.
L’immane sforzo collettivo per domare il “mostro” coinvolse oltre 5500 pompieri, 622 autopompe, 75 autocisterne, 103 bulldozer e 24 elicotteri.

L’incendio fu dichiarato definitivamente estinto il 25 novembre, ma già il 21 novembre oltre l’80% delle fiamme si erano spente, soprattutto grazie a una forte e provvidenziale pioggia.

Il Camp Fire è stato il peggior incendio nella storia della California

Un'auto bruciata a Paradise, California, uno dei luoghi più colpiti dal Camp Fire del 2018

I resti di un’auto a Paradise, California, dopo il Camp Fire

Il conto finale della tragedia fu pesantissimo: 62.053 ettari andati in fumo; 85 morti, tutti civili; 17 feriti (tra cui 5 vigili del fuoco); 52 mila persone evacuate; 18.804 edifici distrutti (circa il 95% delle cittadine di Paradise e di Concow, più parte di altri centri abitati).
Il costo totale dei danni superò i 16 miliardi di dollari: ad oggi è stato l’incendio più “costoso” della storia recente a livello mondiale, oltre che il più mortale della California e uno di quelli con più vittime tra gli incendi boschivi di tutto il pianeta.

Anche l’impatto sull’economia locale fu devastante, tra aziende chiuse, migliaia di posti di lavoro perduti e comunità che — ad anni di distanza — non sono ancore riuscite a riprendersi del tutto.
La stessa Pacific Gas and Electric Company, la società responsabile delle linee elettriche, andò in bancarotta l’anno successivo per via della responsabilità in questo e in altri incendi nello stesso periodo.

Vista dal fiume su alcuni palazzi di Rennes, all'alba o al tramontoLa cima della Grenfell Tower dopo l'incendio