L’incendio alla Città della Scienza di Napoli

 In grandi incendi

Firewall racconta i grandi incendi della storia: tragedie che hanno portato morte e distruzione, generate da eventi naturali, dal caso o dall’intervento umano. Era il 4 marzo del 2013 quando un terribile incendio alla Città della Scienza di Napoli danneggiò pesantemente uno dei poli culturali del capoluogo campano.

Cos’è la Città della Scienza di Napoli?

Incendio alla Città della Scienza di Napoli: vista sull'area

La Città della Scienza vista dal Parco Virgiliano

Costruita in zona Bagnoli, è una struttura multifunzionale che si sviluppa con un museo scientifico interattivo, un giardino didattico, un centro formazione e molte aree che hanno come scopo quello di divulgare e promuovere la scienza. Fin dalla nascita, nel 1996 (in una configurazione diversa rispetto a quella odierna), è diventata punto di riferimento per scuole e famiglie, oltre che per giovani imprenditori e ragazzi in cerca di strumenti formativi.

È gestita dalla Fondazione IDIS-Città della scienza. La missione, come si legge sul sito, è lavorare «per costruire un’economia basata sulla conoscenza, capace di creare lavoro vero e di qualità e maggiore coesione sociale. Questo progetto si sviluppa attraverso la valorizzazione delle risorse del territorio e l’attenzione al contesto europeo ed euro–mediterraneo».

La nascita

Le origini di Città della Scienza sono da ricercarsi in un lungimirante festival e nella crisi dell’area industriale Italsider di Bagnoli.

Era il 1987 quando il fisico altoatesino Vittorio Silvestrini ideò, a Napoli, Futuro Remoto, un festival nato per comunicare la centralità e il valore della ricerca scientifica e per instaurare un dialogo tra società e scienza. L’evento, che va avanti ancora oggi, è stato il primo del suo genere a livello europeo.

Grazie al successo del festival, nacque la Fondazione, che colse l’occasione della grande crisi degli stabilimenti dell’Italsider, in zona Bagnoli, per ideare una completa riconversione dell’area industriale e costruire un polo scientifico.
Nel 1996 venne inaugurata la prima parte del progetto, che poi ha assunto forma definitiva nel 2003.

Negli anni questa realtà si è aggiudicata numerosi premi e riconoscimenti, tra i quali quello per la comunicazione scientifica, quello di miglior museo scientifico europeo e quello di miglior incubatore di nuova impresa.

4 marzo 2013: la notte dell’incendio alla Città della Scienza di Napoli

Era un lunedì quando, alle 21,30, cominciarono a divampare diversi incendi, distanti tra loro. In breve tempo, e nonostante le pareti ignifughe e l’immediata entrata in azione dell’impianto antincendio, le fiamme distrussero quasi completamente la struttura. Dal vasto fronte di fuoco, lungo più di un centinaio di metri, si alzò in una colonna di fumo visibile in buona parte della città.

Inizialmente arrivarono cinque squadre di Vigili del Fuoco. Vista la situazione critica, chiesero subito i rinforzi. I pompieri lavorano per oltre 16 ore per domare le fiamme, che consumarono quasi 12.000 metri quadrati di padiglioni.
Essendo un giorno di chiusura, fortunatamente non ci furono vittime. Tuttavia il danno economico e culturale fu enorme.

A dare l’allarme fu il custode. L’uomo fu anche l’unico indagato per il fatto, fin da subito ritenuto doloso, ma in seguito ottenne l’assoluzione. Ancora oggi si cerca il colpevole (o i colpevoli).
Durante le indagini successive alla tragedia, emersero tracce di benzina e le autorità identificarono sei possibili punti di innesco.
L’ipotesi attualmente più battuta e che sia entrato qualcuno dall’esterno, ma non sono ancora noti il movente e l’esatta dinamica.

La ricostruzione dopo l’incendio alla Città della Scienza di Napoli

Incendio alla città della scienza di Napoli: i resti

La Città della Scienza riaprì già il mese successivo, con l’organizzazione di una mostra in una delle poche aree non coinvolte dal rogo.
La situazione, com’era pochi mesi dopo la tragedia, è ben visibile nel video del rapper napoletano Clementino, che proprio tra i resti di Città della Scienza girò, nel 2013, il suo singolo O’ vient.

Negli anni si è più volte parlato di ricostruzione per quello che — finché è stato pienamente operativo — si è rivelato come un luogo fondamentale per la didattica e la diffusione della cultura scientifica, sia per Bagnoli che per Napoli e tutta l’area urbana circostante.
Il polo scientifico, tuttora attivo, non è ancora stato riedificato per intero. Nelle previsioni, i lavori avrebbero dovuto essere completati entro il 2018. Purtroppo, però, tutti i tentativi si sono scontrati con ostacoli di natura economica, burocratica e politica.

A otto anni dal fatto, forse ora le cose si stanno sbloccando. È stato infatti recentemente lanciato un bando per la costruzione dello Science Centre, rivolto ad ingegneri e architetti.

L’importanza del trattamento ignifugo e delle normative antincendio

Come già riportato, il rogo di Città della Scienza non si è trasformato in una tragedia perché verificatosi in un giorno di chiusura al pubblico.
L’origine dolosa dell’incendio — come le tracce di benzina e i punti di innesco dimostrano — ha vanificato i dispositivi di protezione attiva e passiva presenti nella struttura: impianto antincendio, che pure è entrato in funzione, e pareti con trattamento ignifugo, che hanno ritardato lo sviluppo e la diffusione delle fiamme, evitando probabilmente danni alle poche strutture rimaste in piedi.

In base alle normative, tutti i locali pubblici sono obbligati a utilizzare protezioni attive e passive contro gli incendi, adottando misure per la resistenza e la reazione al fuoco. Tutti gli elementi in legno vanno necessariamente tratti con vernici ignifughe, come quelle della gamma Firewall di Renner Italia.
Queste, infatti, limitano la propagazione del fuoco, del fumo e del calore dei materiali combustibili e delle strutture e sono indispensabili negli ambienti dove il traffico di persone è intenso.

Formulate con additivi ignifughi o intumescenti, inibiscono l’ossigeno e creano uno strato vetrificato o schiumoso capace di isolare il legno e di ritardare l’innalzamento della temperatura e della combustione.

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